Sono state decine di migliaia le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici scesi in piazza nella giornata nazionale di sciopero decisa dalla Fiom in risposta all'attacco concentrico dei padroni e del governo, a partire dalla violenta aggressione dell'amministratore delegato della Fiat Marchionne ai diritti e alle condizioni di vita di chi lavora.
I No di Pomigliano prima e quelli ancor più consistenti di Mirafiori poi sono stati il segnale che opporsi alla guerra di classe è possibile e che vale la pena di provarci sul serio, nonostante l'isolamento pauroso in cui i metalmeccanici sono stati relegati dall'insieme dello schieramento politico istituzionale e dai sindacati complici. E da una Cgil che, se non ha potuto chiedere la testa del gruppo dirigente di categoria per lo straordinario risultato del voto alla Fiat, ha fatto di tutto per impedire una risposta generale a un attacco che riguarda l'insieme del mondo del lavoro. Anzi, di fronte alla sacrosanta richiesta di sciopero generale reclamata ancora una volta a gran voce da tutti i cortei, ha persino replicato formalmente che lo sciopero non si decide in piazza! ...
Ma l'allargamento ha comunque cominciato a manifestarsi 'dal basso', attraverso l'iniziativa di alcuni settori di altre categorie, ivi compreso con iniziative di sciopero, sia da parte di iscritti della Cgil che dei sindacati di base. Questi ultimi, in gran parte reticenti a mobilitarsi con la Fiom, anche quando hanno dichiarato positivamente lo sciopero, poco hanno fatto per creare le condizioni di una convergenza nelle manifestazioni. E' da segnalare però che, più di ogni altra occasione precedente, gruppi di lavoratori e delegati e intere federazioni territoriali hanno rotto la disciplina di organizzazione autoconvocandosi in manifestazioni convergenti con i metalmeccanici della Cgil. Significativa la presenza di quasi tutte le sigle del sindacalismo di base a Milano insieme agli autoconvocati che hanno sfilato in corteo dietro la Fiom, mentre i propri gruppi dirigenti manifestavano in pochi in altri luoghi...
Soprattutto però oggi è stata ancora una volta la partecipazione studentesca a rafforzare i cortei, cercando in qualche modo di dare continuità alla giornata del 14 dicembre, seppur in una scontata fase di ripiegamento delle lotte dopo l'approvazione della riforma Gelmini.
La presenza di intellettuali e di settori tradizionalmente meno disponibili a schierarsi in modo deciso da una parte della barricata quando il conflitto mette a nudo lo scontro di classe segna anch'essa l'inizio di un disgelo, che sottrae per un momento tutta la 'tensione democratica' profusa da questi ambienti nella pura denuncia delle malefatte di Berlusconi senza alcun contenuto sociale.
Il successo anche mediatico dei manifesti di Sinistra Critica per lo sciopero generalizzato contro 'i due', Marchionne e Berlusconi, è parte di questa parziale presa di coscienza.
Ma per la Fiom e per i sindacati di base la partita è tuttora in salita. C'è da augurarsi che di fronte alle difficoltà enormi per contrastare l'attacco in corso si lavori per costruire percorsi partecipati per definire le prossime scadenze di lotta, in particolare verso lo sciopero generale e generalizzato di cui c'è bisogno. Un fronte sociale e politico di opposizione, un 'forum delle opposizioni' sarebbe la sede più utile per coordinare le forze. Anche la caduta di Berlusconi in direzione di un quadro politico più utile per i lavoratori e le lavoratrici è possibile solo con un sommovimento generale di tutta la società e non solo per le sacrosante condanne giudiziarie che si merita.
Sinistra Critica Milano