LAVORO E SALUTE SONO INSCINDIBILI ANCHE ALL’ILVA DI
TARANTO
Di fronte alla gravissima
situazione verificatasi all’ILVA di Taranto Medicina Democratica ritiene di
dover prendere una posizione chiara e netta di appoggio alla decisione del GIP
Patrizia Todisco di procedere al sequestro preventivo degli impianti in alcuni
reparti della produzione “a caldo” altamente inquinanti per l’ambiente esterno.
E’ il risultato questo di
anni della volontà di profitto da parte delle direzioni aziendali che supera
qualsiasi interesse per la salute e la vita dei lavoratori e dei cittadini. I
dati sono impressionanti: i morti e i malati si contano a migliaia.
Senza un’imposizione
pubblica sia delle amministrazioni statali e regionali, siamo certi che
l’azienda non si muove, soprattutto nel momento in cui il ricatto occupazione è
fortissimo.
Medicina Democratica ritiene CHE SALUTE DEI LAVORATORI E DEI CITTADINI INQUINATI VENGA AL
PRIMO POSTO, rispetto alle esigenze produttive e di profitto. Nessun lavoratore
deve essere costretto a lavorare sotto ricatto occupazionale in luoghi di
lavoro altamente inquinanti. Nello stesso tempo nessun cittadino deve ammalarsi
per l’inquinamento prodotto dalla fabbrica.
Le bonifiche dei reparti
inquinanti dell’ILVA si devono fare e con i soldi aziendali; chi ha fatto
enormi profitti deve ora rimediare, anche in relazione a quanto stabiliscono le
direttive comunitarie (chi inquina paga): i soldi di stato e regione dovranno
servire solo in via emergenziale, sui territori circostanti la fabbrica e con
richiesta di rivalsa nei confronti di chi ha provocato il disastro ambientale
doloso.
Medicina Democratica
ritiene che debba essere salvaguardata l’occupazione e che i lavoratori stessi debbano essere impiegati, IN CONDIZIONI DI SICUREZZA,
nelle operazioni di bonifica una volta avvenuto il dissequestro. Non è
possibile fare solo piccoli aggiustamenti di facciata, come alcune parole del
Ministro Clini lasciano presagire, magari alzando a livello normativo i valori
limite delle sostanze.
Medicina Democratica
ritiene che le indagini epidemiologiche e ambientali che sono state fatte e che
particolarmente hanno prodotto l’intervento della Magistratura sono più che
sufficienti per iniziare il grande lavoro di bonifica che deve vedere impiegati
per primi i lavoratori dello stabilimento e non meno le associazioni di
cittadini che hanno lottato contro l’inquinamento di Taranto.
MEDICINA DEMOCRATICA
infine ritiene che la situazione tarantina è spia di una situazione di fondo
che mette spesso i lavoratori contro i cittadini (e in qualche caso le due
situazioni coincidono, perché è proprio il lavoratore ad abitare nelle zone più
inquinate).
Ecco perché in prospettiva Medicina Democratica ritiene che si debba
andare a una riconversione ecologica dell’economia attraverso un progressivo processo
di fuoriuscita da tutti i CICLI LAVORATIVI GRAVEMENTE INQUINANTI. L’alternativa
è data dall’investimento in altri
settori: agricoltura biologica
valorizzando le risorse locali
(KM0), le piccole/grandi opere per difendere il territorio (rischio
alluvioni, sismico etc), difesa
dell’industria manifatturiera di qualità, le energie alternative, a partire
dal fotovoltaico.
Medicina Democratica
ritiene che tale programma deve
essere portato avanti con tutte le forme possibili, anche di autogestione dal
basso, pretendendo anche
l’impegno del Governo che si deve occupare dell’improcrastinabile programma
proposto, invece di sostenere gli
interessi della speculazione finanziaria e di salvaguardare comunque rendite e
patrimoni.
Il direttivo nazionale di MEDICINA DEMOCRATICA
Milano, 27 luglio 2012