La crisi del sistema di potere che ha cementato il presidente della
Lombardia è una buona notizia. Di quel potere il Pd è stato complice,
come dimostra Penati. Ora si parla di Tabacci. L'alternativa,
ovviamente, è un'altra
Piero Maestri (da "ilmegafonoquotidiano.it")
La parola fine messa alla carriera politica del “governatore” della regione Lombardia Roberto Formigoni è una buona notizia.
Formigoni è presidente della regione Lombardia ormai da
quasi 20 anni e certamente le condizioni politiche e sociali per le
cittadine e i cittadini lombardi in questi stessi anni sono certamente
peggiorate.
I motivi specifici per cui oggi il “governatore” è costretto ad
abbandonare il suo posto – con tempi ancora incerti e che cercherà di
condizionare con la sua solita arroganza decisionista – parlano d
corruzione, di legami tra politica e malaffare, di sistema politico
malato e reso quasi “ingovernabile” da chi avrebbe dovuto garantire
proprio governabilità “a vita”.
Quello di cui poco si parla è però il “sistema Formigoni” e cioè la
stretta relazione tra politica, economia (imprese) e finanza che il
governatore ha costruito intorno a sé e alla Compagnia delle opere
(e dintorni). Un sistema nel quale la progressiva privatizzazione di
servizi formativi, sanitari e sociali è stata una grande occasione di
business per le imprese amiche (specialmente del circuito della CdO) e
la costituzione di un sistema di potere lombardo per cui i grandi
appalti (dalle autostrade all’Expo), i fondi europei per lo “sviluppo”, i
vari voucher per la gestione e finanziamento dei servizi
rappresentavano (e ancora rappresentano) il cemento di un blocco di
potere tra imprese, banche e ceto politico di centrodestra.
Un sistema che – come a livello nazionale e locale – è costruito sul
debito pubblico che aiuta i profitti del sistema bancario e viene fatto
pagare a lavoratrici e lavoratori (e disoccupate/i e pensionate/i) con
le politiche di taglio ai servizi e di austerità.
Evidente l’accordo con la Lega Nord per la sua
partecipazione a questo sistema di potere (tanto che l’unico che ha
provato a metterlo in discussione – l’ex assessore leghista Alessandro
Cè – prima è stato rimosso dal suo posto, poi dalla stessa lega Nord…).
Ma altrettanto evidente la connivenza del centrosinistra e
delle sue espressioni economico-finanziarie, che hanno partecipato a
questo sistema e che ne hanno condiviso le basi materiali e ideologiche:
privatizzare, sostenere le imprese, un’economia regionale che
sfruttasse i “grandi eventi” e gli appalti di cementificazione del
territorio. L’esempio “fisico” di questa connivenza è la figura di Filippo Penati – che con Formigoni ha sempre lavorato con estrema tranquillità e condivisione nei suoi anni da presidente della Provincia.
Oggi il Pd guida la “rivolta morale” – mentre è stato incapace di
condurre un’opposizione degna di questo nome sia sul piano istituzionale
che su quello sociale e politico. Ma con quale credibilità?
Si parla di una candidatura di Bruno Tabacci per il
centrosinistra, e sarebbe una scelta comprensibile: dopo aver guidato la
transizione nel Comune di Milano (presentando un bilancio che si basa
sul riconoscimento della legittimità del debito e quindi sui tagli della
spesa), potrebbe “legittimamente” guidare anche questa transizione,
ricostruendo un blocco di potere che faccia a meno di Formigoni,
distribuisca meglio le risorse del potere stesso tra i vari gruppi di
interesse politico-economici e lavi le mani alla politica ormai
squalificata.
Di fronte a questo scenario non siamo sicuramente tra quelli che si
mettono in moto per un appello a “primarie del centrosinistra” per ché
da lì non potrà passare alcuna alternativa.
L’alternativa può nascere e rafforzarsi solamente sulle
ragioni e la forza di soggetti e movimenti sociali e territoriali –
lavoratrici e lavoratori che difendono il loro posto di lavoro, studenti
che vogliono un’altra idea e pratica della formazione gratuita e
universale, cittadine/i in lotta contro la distruzione del territorio e
dell’ambiente – e da loro provare a ricostruire le ragioni e la forza di
un progetto di sinistra. Sarebbe interessante provarci.
lunedì 15 ottobre 2012
mercoledì 10 ottobre 2012
IL 13 OTTOBRE A VENEGONO – CONTRO LA GUERRA E LA VENDITA DI ARMI A ISRAELE
I circoli provinciali di Sinistra Critica di Varese e Milano aderiscono, insieme a tutta l'organizzazione nazionale, alla manifestazione "Nessun M-346 per Israele", del prossimo 13 ottobre a Venegono, pensata e fortemente voluta dal nostro compagno Stefano Ferrario (recentemente scomparso), con cui abbiamo sempre condiviso la posizione pacifista e antimilitarista, contro tutte le guerre che mai sono umanitarie, certi di un'ampia adesione e partecipazione, proporzionata all'enorme grandezza della visione "umana" di Stefano.
Riportiamo in proposito un brano di una sua lettera inviata agli/alle studenti dell'ITIS "Fauser" di Novara, nel 2009... "Eh sì, perché è facile parlare di pace… ma di quale pace parliamo? Bisogna dare concretezza alla pace, con una prassi di vita che riguardi le nostre scelte quotidiane individuali, ma anche collettive… poiché ognuno di noi è ‘plurale’: la sua formazione, la sua crescita non dipende dalla sola famiglia, ma anche da insegnanti, compagni di classe, amici, televisione e dalle tante e tante esperienze che possiamo fare...".
Dare concretezza alla pace significa prima di tutto porre fine alle politiche di guerra: alle missioni militari, alla produzione bellica, alla vendita di armi, agli eserciti. Significa battersi per la giustizia, la democrazia, i diritti di tutte e tutti. Questa manifestazione è un contributo in questa direzione, perché è coerentemente contro la vendita di armi ad uno stato che viola quotidianamente i diritti e la vita di donne e uomini palestinesi; è decisamente per la riconversione dell'industria bellica, perché la nostra idea di "sviluppo" è ecologista e basato sul disarmo; è chiaramente per la pace nella giustizia, non come imposizione del più forte.
Per questo saremo presenti il 13 ottobre, a fianco di Stefano ancora con noi.
Mauro Franzoni e Piero Maestri, Sinistra Critica Milano e Varese
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