questo è il testo del volantino che abbiamo distribuito oggi alla manifestazione "Riprendiamoci il campo", organizzata da Cgil e dintorni - prima delle dimissioni di Berlusconi...
Vogliamo essere chiari fin dall'inizio: la caduta, meglio la cacciata, del governo Berlusconi e la fine della carriera politica del presidente del consiglio sono obiettivi (risultati?) sacrosanti. Punto.
Questo governo rappresenta e ha rappresentato la faccia feroce e immorale delle politiche liberiste, un governo che non conosce le regole democratiche e ha costruito le fortune di imprese e personaggi amici sul taglio delle spese sociali e del livello di vita di milioni di donne e uomini. Per questo la sua caduta è una liberazione e un’occasione per le classi popolari e per la democrazia del nostro paese.
Ma…
...SMETTERANNO DI CHIEDERCI SACRIFICI ?
Il dibattito sulla composizione istituzionale della crisi di governo non parla di un cambio di rotta: governo tecnico, governo “traghettatore”, governo di larghe intese e altre amenità qualunque esso sia sarà formato da coloro i quali hanno permesso a Berlusconi di fare indisturbato tutti i maggiori disastri, dall’opposizione o dalla maggioranza di governo: finanziarie contro i lavoratori, privatizzazioni, il Tav, lager per migranti, etc…
Gente che condivide l’idea di fondo di quel governo: fare cassa per coccolare finanza e mercati dell’Unione Europea – e Mario Monti rappresenta la figura esemplare di questa tendenza.
Per questo ci interessa molto, invece, comprendere cosa si sta preparando per lavoratrici e lavoratori, giovani, precarie/i di questo paese.
La crisi di governo non avviene sull’onda delle mobilitazioni di massa, che pure non sono mancate anche in Italia. È la conseguenza dell’incapacità di Berlusconi in prima persona e della sua maggioranza di mentecatti di fare due cose:
1. dare piena soddisfazione alle esigenze dal capitale dominante in Europa - quindi alla Bce e ai suoi
padroni franco-tedeschi (anche se alla guida c’è l’italiano Draghi)
2. permettere alla Confindustria e alle banche di avere capitali freschi per permettere loro di uscire
dalla crisi con maggiori profitti e poteri.
Per poter applicare fino in fondo questi provvedimenti il centrodestra al governo non è più sufficiente: serve imbarcare nell’operazione anche una parte della cosiddetta “opposizione”, quella “responsabile” formata dal PD e dal fantomatico “terzo polo” (pensate al trio Casini, Fini, Rutelli…..). “Opposizione” così responsabile da condividere fino in fondo le deleterie ricette di Fmi e Bce e che quando critica Berlusconi sulla politica economica lo fa… da destra: nel senso che critica l’impresentabilità di Berlusconi, ma non le politiche di fondo.
Così responsabile da aver permesso che passassero le finanziarie (per discutere la sfiducia – dicembre 2010), la manovra di bilancio, la legge di stabilità…
Bisogna allora affrontare un nodo chiave delle scelte politiche dei prossimi mesi: CHI PAGA?
Non è sufficiente dire che si vogliono più risorse per il lavoro, i giovani, il welfare, la cultura etc…
Bisogna dire dove devono essere prese queste risorse.
E la risposta dev’essere una risposta di classe: paghi chi ha provocato la crisi, paghi chi non ha mai pagato; altro che “anche i ricchi paghino”, solo i “ricchi” devono pagare! Noi abbiamo già pagato e ancora stiamo pagando.
Va bene riprendersi il campo, ma bisogna ricordarsi che è stato minato!
La caduta del governo Berlusconi è un’occasione perché la sinistra anticapitalista prenda la forza di organizzarsi e perché lavoratrici e lavoratori, precari/e, studentesse e studenti, migranti, diano vita ad una mobilitazione che ponga dal basso una piattaforma chiara: il debito illegittimo non si deve pagare; vanno tagliate le spese inutili e dannose (spese militari e grandi opere come Tav, Expo2015, Ponte di Messina…); vanno recuperati i miliardi regalati alle imprese con il cuneo fiscale di Prodi ancora in vigore e con altri provvedimenti simili; vanno nazionalizzate le banche e intrapresa la gestione pubblica e partecipativa dei beni comuni a cominciare dall’acqua, come hanno deciso con un referendum 27milioni di elettori ed elettrici il 12 giugno scorso.
Con queste risorse si potrà costruire una politica economica diversa, che finalmente risponda ai bisogni del “99%” – come dicono i manifestanti di “Occupy Wall Street” – e che ponga al primo posto la riconversione ecologica della produzione (e del territorio, così da evitare altri morti alla prossima pioggia o al prossimo terremoto).
Alla “società civile” chiediamo se è pronta a lottare per questi contenuti, se è pronta a opporsi a qualsiasi governo che intenda fare politiche di guerra, contro i diritti dei lavoratori, contro le classi popolari. Se è pronta a respingere la politica dei sacrifici e invece a pretendere che la crisi venga fatta pagare a chi l'ha creata. Quindi a costruire una vera alternativa.
Noi ci vogliamo provare.
DOPO BERLUSCONI… VIA IL GOVERNO MONTI-NAPOLITANO!
Sinistra Critica Milano