sabato 5 febbraio 2011

...Per cacciare Berlusconi bisogna fermare Marchionne ...Per fermare Marchionne bisogna cacciare Berlusconi

Berlusconi e Marchionne sono le facce di una medesima medaglia, quella della prevaricazione dei diritti sociali e democratici e dell’assalto alle condizioni di vita delle masse in nome del mercato e dei profitti.

Gli “scandali” di cui veniamo a conoscenza ogni giorno che riguardano il presidente del consiglio, la sua vita sessuale, la sua concezione della subalternità femminile e dell’uso del corpo della donna, così come i continui casi di corruzione, interesse privato e così via – non sono per noi elementi “secondari” della vita politica, ma centrali nella costruzione di quello che abbiamo chiamato “berlusconismo” e che va molto oltre il ruolo dello stesso “papi”…

Il berlusconismo è stato ed è ancora un tentativo di consolidare un blocco sociale e politico basato sul “individualismo proprietario”, la chiusura xenofoba e razzista, il primato dei profitti (nel nome del “sistema Italia”) sui diritti dei lavoratori, lo stato di emergenza come modello di governo...

È in questo sistema che sono stati costruiti provvedimenti come:

• la legge Bossi-Fini (oopsss, guarda un po’ chi è questo….), che legando permesso di soggiorno e contratto di lavoro produce ricatto, lavoro nero e nuova clandestinità;
• la legge 30 e quelle successive (collegato lavoro, prossimo “statuto dei lavori”) che normalizzano la precarietà facendola diventare la modalità principale di rapporto di lavoro;
• la controriforma della scuola e dell’università della ministra Gelmini, che consegna ricerca e insegnamento nelle meni dei privati (e della Confindustria);
• le centinaia di ordinanze che affidano al “sistema Bertolaso” la gestione dei “grandi eventi” e delle vere emergenze territoriali – con il loro corollario di corruzione, espropriazione della partecipazione, gestione militare del territorio;
• la speculazione territoriale e le “grandi opere"...



Purtroppo questi provvedimenti (come ovviamente tutte le guerre “bipartisan” fatte dall’Italia in questi anni) sono stati a volte preparati, a volte completati - sempre favoriti - dai governi Prodi/D’Alema e dalle stesse forze politiche di “centrosinistra” che non hanno mai fatto un’opposizione degna di questo nome - ne in parlamento ne nel paese, e non per una loro incapacità, ma perché hanno sempre condiviso - e ancora condividono - un modello sociale basato sulla modernizzazione del sistema capitalistico vincolata alla competizione globale e veicolato dall'Unione europea,  modello che ha contribuito a sua volta a realizzare quel disegno spesso con l'aiuto decisivo della ex sinistra radicale.
Non a caso, uno degli ultimi puntelli del sistema berlusconiano è proprio la non credibilità alternativa del suo principale competitore, il Pd

Oggi lo scontro interno al centrodestra vertice del Pdl oscura la manovra antisociale, i colpi che ricevono lavoratrici e lavoratori, la prima finanziaria “europea”; se poi associamo alla manovra quanto sta avvenendo alla Fiat ci rendiamo conto della vera e propria “guerra sociale” che viene concertata a livello europeo contro i lavoratori e applicata a livello nazionale.

Il governo di Berlusconi e Tremonti sta gestendo la crisi sulla base di queste coordinate e Marchionne ci mette del suo per portare a casa il più possibile per sé e gli interessi del grande capitale.

Per tutto questo siamo convinti che l'unità contro la destra, per essere davvero tale e divenire efficace, non può rimuovere l'aspetto sociale e la dimensione di classe, altrimenti, come è accaduto già negli ultimi venti anni, si ritorce contro la stessa sinistra e la “società civile”. 
Noi avvertiamo l'esigenza di un'inversione di tendenza che si materializzi innanzitutto in un rinnovato protagonismo dei movimenti e dei soggetti colpiti dalla crisi e consapevoli che solo la loro unità - sulla base di rivendicazioni chiare ed efficaci, che facciano pagare la crisi a chi l'ha provocata - può generare la risorsa essenziale per resistere.