mercoledì 16 maggio 2012

MACAO e la città


Tre considerazioni su un’esperienza che prosegue

Come prevedibile, e previsto, lo sgombero della torre Galfa a Milano, dove da oltre 10 giorni stava vivendo un’inedita esperienza culturale, artistica e sociale – chiamata Macao – non ha fermato quel progetto, che ha vissuto nelle assemblee e nei tavoli di lavoro proseguiti per tutto il giorno (e la sera e la notte con concerti e performance), nella strada ribattezzata “Piazza Macao”.



Macao ha portato in quello spazio migliaia di persone di ogni età, in prevalenza giovani e giovanissime/i, per dare una mano, contribuire all’occupazione, sostenere e solidarizzare, partecipare al progetto.
Lo sgombero è solo una fase nuova di questa esperienza.
Nel pomeriggio ha fattola sua comparsa ad un’assemblea anche il sindaco Giuliano Pisapia, appena uscito da una riunione di Giunta che aveva affrontato proprio la questione di Macao e degli spazi culturali in città. Proposte? Una: l’ipotesi di destinare uno spazio dell’ex-Ansaldo ad una “officina della creatività” nella quale anche Macao potrebbe trovare un suo luogo (previa partecipazione ad un bando di assegnazione) e il monitoraggio degli spazi pubblici disponibili in città per la cultura e la socialità.
Niente di concreto, al momento, se non l’attenzione e non la coazione alla repressione della giunta passata – anche se non ha impedito (forse nemmeno poteva) lo sgombero della torre.
Ci permettiamo tre brevi considerazioni – parziali e iniziali – per una discussione da fare.


1. si è sentito molto parlare di “legalità” oggi, ma è evidente che si pone oggi un contrasto tra questa “legalità” (affermata spesso da politici e imprenditori pluri-inquisiti…) e la giustizia e il “bene comune”.
Di fronte allo scandalo di aree dimesse, edifici lasciati abbandonati al degrado, speculazioni edilizie e finanziarie – non può essere sufficiente per l’amministrazione pubblica trincerarsi dietro la “non punibilità” di questi comportamenti.
un’amministrazione può sempre decidere di “sanzionare” questi speculatori evitando di farci affari, escludendoli dai progetti urbanistici, rendendo loro la vita difficile per le loro speculazioni.
Questa Giunta per il momento non solamente non si comporta in questo modo, ma continua ad avere le mani legate da questi affari poco puliti (almeno sul piano politico) – e l’Expo2015 sarà per i vari Ligresti, Cabassi e così via una manna dal cielo.

2. dovere di un’amministrazione pubblica degna di questo nome, tanto più se di “sinistra” (mi si scusi le virgolette, ma non riusciamo a parlare di sinistra quando ci sono personaggi come Tabacci o la capogruppo PD Rozza – che ha chiamato lo sgombero già dai giorni scorsi…) è quello di mettere a disposizione della città spazi di socialità e di cultura, possibilmente aperti alla partecipazione dal basso e sottratti alla logica di mercato.
Questo significa prevedere risorse, anche finanziarie.
Vedremo cosa vorrà e potrà fare questa giunta nel prossimo bilancio 2012, che andrà in discussione tra qualche settimana. Per il momento le prima indiscrezioni parlano di un bilancio abbastanza poco “alternativo” e che sta tutto dentro le logiche del patto di stabilità e della riduzione delle spese.
Anche per questo il “Comitato per l’audit metropolitano” (http://comitatoauditmilano.noblogs.org) ha programmato un’assemblea cittadina che tra qualche settimana chiamera tutti i soggetti politici e sociali della città a confrontarsi sul tema di una proposta alternativa per il bilancio – a partire naturalmente dal non pagamento del debito illegittimo e degli interessi delle banche che in questi anni hanno allegramente partecipato alle speculazioni e alle spartizioni.

3. esperienze come Macao interrogano la politica e l’amministrazione della città ma non possono e non devono fermarsi a questo livello.
Questi progetti vivono anche – se non soprattutto – per la loro dimensione non-istituzionale (che non significa necessariamente anti-istituzionale): non è solo lo spazio, la soluzione, ma la forma e la sostanza della partecipazione, le relazioni orizzontali che creano, la solidarietà sociale che non può essere chiusa dalla partecipazione ad un bando amministrativo.
Macao sembra averlo capito e non si è posto nella logica della rivendicazione di uno spazio comunque come obiettivo. Uno spazio è uno strumento, l’obiettivo sono le relazioni, la creatività, la produzione di cultura alternativa e sottratta al mercato.
La scommessa di domani è quella di mantenere questa caratteristica non-istituzionale, non farsi ingabbiare dalle logiche burocratiche che non possono dare risposte alla forme nuove di partecipazione, basate sulla “democracia real ya!”.