lunedì 15 novembre 2010

PRIMARIE: i risultati


di Piero Maestri
Le primarie per il candidato sindaco di Milano del centrosinistra hanno visto la vittoria “a sorpresa” di Giuliano Pisapia, già deputato del PRC e ora candidato di SEL e della stessa Rifondazione. Una vittoria che apre riflessioni interessanti sul centrosinistra milanese e sul PD in particolare.
Prima di tutto i risultati. L’affluenza alle urne è stata di 67.000 elettori, di fronte ai 100.000 che votarono nel 2005 per Prodi, ai circa 80.000 che scelsero Ferrante per le scorse comunali e ai circa 50.000 che a Milano votarono alle primarie per la segreteria del solo PD.
Pisapia ha raccolto il 45,36% contro il 40,16% di Boeri (candidato del PD), il 13,4% di Valerio Onida (candidato indipendente appoggiato da associazioni e soggetti della cosiddetta “società civile” milanese) e l’1% di Sacerdoti.
Interessante a proposito un dato che arrivava durante lo spoglio. La partecipazione alle primarie sarebbe stata superiore nei seggi delle zone centrali e semicentrali (dove Pisapia ha percentuali maggiori) che nelle periferie (dove Boeri sembra avere risultati migliori). Questo confermerebbe due impressioni: da una parte che le primarie sono ancora patrimonio di fasce più informate e politicizzate; dall’altra che la sinistra non parla ai quartieri popolari.
Il risultato è prima di tutto il segnale di una fortissima e drammatica sconfitta del PD milanese. Diviso al suo interno, incapace di promuovere un gruppo dirigente stabile e credibile e da questo candidato altrettanto credibili e conosciuti, il PD milanese ha appoggiato l’architetto Stefano Boeri senza essere stato in grado di convincere la sua stessa base elettorale a presentarsi ai seggi.
Una sconfitta che ha assunto paradossalmente dimensioni differenti da quelle previste. Il “mitico” apparato del Pd aveva previsto una vittoria di Boeri nel caso di un’affluenza inferiore alle 100.000 persone, perché convinto di “controllare” almeno un numero di voti pari a quanti avevano partecipato alle primarie “interne” . al contrario, Boeri perde anche se l’affluenza è inferiore a quanto previsto e sperato.
Il Pd – al cui interno sta già cominciando la resa dei conti, con il “rottamatore” Civati che ha già chiesto le dimissioni del gruppo dirigente milanese (http://www.affaritaliani.it/milano/civati_ad_affaritaliani_it_vertice_milanese_151110.html), dimissioni da poco presentate - a questo punto è costretto ad appoggiare ufficialmente Pisapia, pur sapendo che questo comporterà rotture interne e un scarso impegno di molti quadri del partito nella campagna elettorale. Sempre che non ci sia una vera e propria diaspora con l’eventuale candidatura di una candidato “di centro” (a Milano si parla della possibile candidatura dell’ex sindaco Alberini, già “benededetto” da Massimo Cacciari, che a suo tempo fu protagonista di una vicenda simile contrapponendosi alla candidatura del magistrato Casson a Venezia, perché troppo di sinistra…).
Non è detto quindi che la Moratti, incoronata candidata dal capo Berlusconi, sia poi così soddisfatta. Tutti dicono che sia più facile vincere contro Pisapia, ma l’apparizione di un terzo polo potrebbe essere un problema per il PDL, ancora più se lo si somma alle pressioni di una Lega Nord che vuole contare di più e cerca di far pesare il suo sostegno ad un governo in bilico.
Il risultato è invece una vittoria importante – oltre che per lo stesso Pisapia – per la strategia “vendoliana”. Proprio Nichi Vendola aveva fatto sentire con forza la sua presenza a Milano in appoggio a Pisapia e la sua attuale visibilità, che ha molto aiutato l’avvocato vincente, ne esce ulteriormente rafforzata.
Paradossalmente nel medio periodo questa vittoria potrebbe però rappresentare un boomerang, perché spaventa PD e “moderati” del centrosinistra sui rischi delle primarie.
A prima vista viene premiata anche la scelta del Prc milanese di appoggiare Pisapia, ma anche in questo caso potrebbe rivelarsi un canto del cigno. La Federazione della Sinistra ha dovuto accettare la candidatura di Pisapia, sostenuta anche da una parte del partito in forma diretta, come fatto compiuto, facendo finta di esserne contento e che questa candidatura andava proprio nella direzione richiesta di unità della “sinistra” nella coalizione. La verità è invece quella di un partito che ha dovuto subire pressioni interne e esterne e che dimostra ancora una volta la sua totale assenza di strategia autonoma. E ancora al suo interno c’è chi firma appelli per una lista unica della “sinistra” (http://www.vittorioagnoletto.it/2010/11/milano-uniti-alle-elezioni-comunali-per-battere-le-destre), scelta che definitivamente farebbe scomparire ogni visibilità al Prc e alla federazione (ma che forse porterebbe a risultati migliori di quelli raccolti nelle ultime elezioni e di quanto si possa prevedere).
La vittoria di Pisapia non risolve il problema – la necessità - di una candidatura davvero alternativa e antagonista, indipendente dalla coalizione-gabbia del centrosinistra. È chiaro però che la figura di Giuliano Pisapia – moderato ma certamente di grande spessore umano e morale – rende più complicata la strada di una candidatura della sinistra alternativa e anticapitalista (come propone nel suo comunicato anche Sinistra Critica milanese), perché Pisapia viene percepito come candidato possibile e di “rottura” anche da soggetti sociali attivi in città. Una trappola – non dovuta alla persona, ma alla coalizione che ancora vede al suo interno PD e moderati – da cui la sinistra alternativa deve provare ad uscire.