lunedì 5 settembre 2011

Il loro debito non lo paghiamo. E' tempo di rivolta!


Governo e parlamento eseguono gli ordini ricevuti dalle banche, dalla Confindustria e dalle istituzioni europee: affrontare la crisi capitalistica imponendo un vero massacro sociale delle classi popolari.
La doppia manovra del 6 luglio e del 13 agosto estorce nel giro di 4 anni e in diverse forme 130 miliardi di euro ai lavoratori per trasferirli alle banche, ai padroni e speculatori.           Lo fa attraverso l’introduzione e l’aumento dei ticket sanitari, riducendo il valore delle pensioni e aumentando l’età pensionabile, taglieggiando i lavoratori pubblici e abolendo di fatto i contratti nazionali di lavoro nel privato, con gigantesche riduzioni della spesa pubblica nazionale e degli enti locali, col conseguente tracollo dei servizi e pubblici e con drastici tagli alle agevolazioni fiscali e assistenziali.

Tutto questo per pagare il debito dello stato. Ma è una truffa!  Questo debito è nato : 
  • dalle massicce riduzioni fiscali elargite alle classi ricche e dalla loro evasione fiscale;
  • dagli enormi finanziamenti dello stato per tenere in piedi le banche private.
Rigettiamo la manovra e rifiutiamo di riconoscere e di pagare un debito illegittimo, che non è stato fatto da noi, che serve a garantire le speculazioni dei potentati finanziari.

La manovra produrrà una crisi ancora più grave di sottoconsumo e alimenterà una recessione profonda dell’economia.
Devono pagare coloro che non hanno mai pagato: il grande capitale, le banche e le rendite, le nomenklature dei faccendieri e politicanti arricchitesi al loro servizio.

Bisogna imporre:
  • una patrimoniale sulle fortune accumulate nel tempo, la nazionalizzazione delle banche;
  • dopo decenni di stangate, una redistribuzione a favore delle classi lavoratrici, un reddito sociale per i senza lavoro, l’istituzione di un salario minimo di garanzia, la distribuzione del lavoro riducendo l’orario, un piano di servizi pubblici e di risanamento ambientale, la drastica riduzione delle spese militari, la rinuncia alle costosissime, inutili e dannose grandi opere come la TAV.

Occorre un grande schieramento di lotta che mobiliti tutti, che costruisca un rapporto di forza capace di bloccare la manovra affermando gli interessi e i bisogni della classe lavoratrice.
Lo sciopero del 6 settembre è stato convocato dalla CGIL dopo la firma del vergognoso patto sociale del 28 giugno, rendendo poco credibile la propria volontà di lotta. Lo sciopero contemporaneo dei sindacati di base è invece indetto giustamente contro la dittatura delle banche e dell’Unione europea. Occorre andare oltre questo primo momento di lotta, perchè non si possono ottenere risultati con la fermata di un solo giorno.
Bisogna continuare con una mobilitazione permanente dal basso che coinvolga insieme a lavoratori e lavoratrici, tutti i movimenti sociali che sono scesi in campo in questi mesi: dagli studenti alle donne, dai comitati ambientalisti alle associazioni per la difesa dei beni comuni.
Per vincere dobbiamo resistere un minuto di più dei padroni, con gli scioperi nei luoghi di lavoro, con lo ‘sciopero precario’ che coinvolga con il blocco dei flussi produttivi e informatici anche chi di solito non può scioperare, con le tende permanenti in piazza come gli ‘indignati’ spagnoli. 
Oggi è possibile dar vita a una mobilitazione che sfoci in una enorme manifestazione di massa a Roma il 15 ottobre, giornata che vedrà grandi iniziative di lotta in tutte le principali capitali europee.

Bisogna assediare i palazzi del potere fino alla cacciata di questo governo!