domenica 18 dicembre 2011

Acqua ai popoli vini a chi lotta!

Un "buon" modo per sostenere Sinistra Critica...
Fare politica costa, farla attivamente ancora di più, e noi che non abbiamo nessun'altro introito se non le nostre sottoscrizioni ci beviamo su... col vino di Sinistra Critica! 
Il ricavato delle vendite serve a finanziare le attività e le lotte che mettiamo in campo tutti i giorni.
Per info e prenotazioni sinistracritica.milano@yahoo.it  oppure tel. 3475959946
Disponibili:
Pinot Spumante, Gotturnio, Barbera, Riesling.
(la foto è quella dell'anno scorso, in cui c'erano più varianti, ma i vini sono buoni lo stesso...)

giovedì 15 dicembre 2011

SEMI D'ODIO GERMOGLIANO.....

SABATO 17 DICEMBRE PARTECIPIAMO ALLA MANIFESTAZIONE DELLE/DEI MIGRANTI
ORE 14.30 PIAZZALE LORETO ANG. VIA PADOVA

L’Italia non è un paese razzista, le sue leggi e le sue istituzioni invece lo sono.
Qualche giorno fa un gruppo di “bravi cittadini” di Torino (con la presenza della presidente della circoscrizione e segretaria del PD torinese) ha pensato bene di vendicare un inventato stupro contro una “donna italiana” andando in corteo a bruciare un campo Rom situato nel quartiere.
L’altro giorno a Firenze un neonazista italiano – ovviamente subito derubricato a “folle” – ha sparato su ragazzi senegalesi che vendevano al mercato, uccidendone due di loro e ferendone altri.Ma non c’è nulla di cui stupirsi, purtroppo. Dopo anni di razzismo istituzionale si vedono i frutti velenosi. In questo paese ci sono forze politiche di destra (dalla Lega al Pdl) che sui provvedimenti razzisti e xenofobi hanno costruito una parte importante delle loro fortune elettorali; c’è il principale partito di “opposizione” che ha inseguito la retorica della “sicurezza, del controllo, della tolleranza zero” fino ad applicare nelle diverse città (Firenze compresa) ordinanze che discriminano i migranti e impediscono la loro libertà di circolazione; e c’è una destra radicale che ha rialzato la testa e si permette le sue scorribande razziste e fasciste, spesso protetta e coccolata dallo stesso Pdl che fornisce sedi, coperture istituzionali, patrocini. Vogliamo la chiusura immediata delle sedi neofasciste – in particolare di Casa Pound, che riceve da anni sostegni diretti e indiretti dalle istituzioni e dai partiti di centrodestra.

All’odio e alle politiche razziste si deve rispondere con una forte mobilitazione dei migranti e degli antirazzisti, delle organizzazioni democratiche e antifasciste – non solo per mostrare solidarietà e vicinanza alle famiglie delle vittime e alle comunità colpite – ma soprattutto per imporre un’alternativa politica e sociale abrogando ordinanze e leggi razziste come la Bossi-Fini, per la chiusura dei Cie, per la fine dello sfruttamento del lavoro migrante, per nuove norme sulla cittadinanza e l’apertura delle frontiere europee.
Per questo saremo nelle piazze il 17 e il 18 insieme alle comunità migranti nella giornata globale dei diritti dei migranti, che assume ora un carattere di mobilitazione antirazzista e solidale.

Esecutivo nazionale Sinistra Critica

lunedì 12 dicembre 2011

Obbedire al referendum - Per i beni comuni, verso una democrazia radicale

Obbedire al referendum
Per i beni comuni, verso una democrazia radicale

Assemblea
Giovedì, 15 dicembre 2011, ore 20.30
(Tram 2, Bus 82, Filobus 90/91, 92, Passante Bovisa)


Intervengono:


Marco Schiaffino
Comitato acqua pubblica - Attac Italia
Il quadro politico di una battaglia indispensabile

Fabio Ruggiero
Comitato acqua di Napoli - Sinistra Critica
La “crisi del debito“ e le iniziative necessarie

coordina: Sergio D’Amia

organizza: Sinistra Critica Milano

Sembra sia passato chissà quanto tempo da quando si era tutti in piazza, il 13 Giugno, a festeggiare la vittoria dei SI per i Referendum contro il nucleare e per l'acqua pubblica. D'altronde, la casta del centrodestra come quella del centrosinistra, con l'aiuto delle grandi testate giornalistiche, hanno fatto di tutto per oscurarla. Una vittoria insperata, nata dal basso e quindi ingovernabile perchè capace di ribaltare la logica per cui il bene ultimo deve essere sempre il profitto...

giovedì 1 dicembre 2011

Meno treni, più armi: la death economy di Finmeccanica

di Marco Panaro

Credo che non abbia tutti i torti Alan D. Altieri quando parla della Death Economy, economia di morte, avvertendoci che nella storia umana «è sempre stato l’unico metodo conosciuto di espansione economica».
[1]
Viene difficile spiegare altrimenti per quale ragione un'azienda a partecipazione pubblica come Finmeccanica (il 30,2% del capitale è posseduto dal Ministero del Tesoro) debba prosperare con la vendita di armi e sistemi di difesa e abbandonare invece il settore ferroviario e del trasporto pubblico locale.

Risale infatti a metà novembre l'annuncio della probabile dismissione di Ansaldo Breda e Menarini Bus perché, ha affermato l'amministratore delegato della holding Giuseppe Orsi, «i settori strategici sono aerospazio e difesa, elettronica per la difesa e la sicurezza» e non «energia e trasporti».[2]
AnsaldoBreda è l'unica impresa ferroviaria italiana rimasta, in grado di produrre veicoli completi e non solo componentistica: Fiat è uscita dal settore nel 2000, con la vendita di Fiat Ferroviaria alla multinazionale a base francese Alstom, mentre un'altra azienda storica, Firema, è in amministrazione controllata dall'agosto del 2010.

Siamo dunque all'ultimo atto dello smantellamento dell'industria ferroviaria italiana, che pure ha avuto un passato nobile. Con conseguenze pesanti sui posti di lavoro, come dimostrano gli scioperi e le manifestazioni di questi giorni dei lavoratori e delle lavoratrici delle aziende coinvolte.
Che AnsaldoBreda abbia qualche problema è un dato di realtà. Parlano da sole le puntuali contestazioni, da parte delle ferrovie danesi e di quelle olandesi, dei più recenti prodotti forniti dall'azienda del gruppo Finmeccanica.

Ma questo chiama in causa, semmai, il modo in cui l'azienda è stata gestita, come sono stati scelti i suoi gruppi dirigenti, perché è stato disperso il know-how e quindi, trattandosi di un'azienda a partecipazione pubblica, pone problemi squisitamente politici.
Ma non giustifica la sua dismissione e la scelta di centrare Finmeccanica sulla produzione di strumenti di morte.

Lo stesso scenario si ritrova nel settore della produzione di autobus: dopo la decisione di Irisbus (Fiat), nella persona del solito Marchionne, di chiudere lo stabilimento di Valle Ufita e di spostare tutta la produzione in Francia, Menarini Bus rimane l'unica fabbrica italiana di veicoli per il trasporto pubblico su gomma, se si escludono alcune realtà con quote di mercato veramente marginali.
Ma c'è di più. Spiega ancora l'ad di Finmeccanica: se i potenziali acquirenti esprimessero interesse anche per il settore del segnalamento ferroviario, in cui opera Ansaldo Sts, «potremmo prendere in considerazione la cessione dell'intero settore ferroviario».
È candidata alla dismissione dunque anche la quota (pari al 40%) di partecipazione della holding in Ansaldo Sts, azienda leader mondiale nella progettazione e produzione di apparati e sistemi per il controllo della circolazione dei treni e delle metropolitane. Non occorre particolare dietrologia per capire che è questo il «gioiellino» su cui si potrebbe concentrare l'attenzione degli eventuali compratori, i quali, se «costretti» ad acquisire anche AnsaldoBreda e Menarini Bus, non si farebbero grandi remore a disfarsene il prima possibile.
Insomma, il paradosso della death economy è il seguente: l'Italia si confermerà uno dei maggiori e più raffinati produttori di armi e altri strumenti di morte, ma non progetterà e costruirà più nessun veicolo per il trasporto pubblico.

La contraddizione insanabile tra le esigenze del profitto capitalistico e i bisogni sociali si manifesta, ancora una volta, nella maniera più palpabile.
Ma non è niente di nuovo: è ciò di cui ci parla il movimento NO-TAV quando denuncia l'inutilità e la dannosità dell'opera che devasterà la Val di Susa. Un progetto sovradimensionato rispetto alla domanda di trasporto realisticamente prevedibile, pensato e difeso militarmente nel nome degli interessi delle grandi imprese di costruzione.
Ed ecco ancora il paradosso mortifero: ci sono i soldi per un'opera faranoica, ma non ci sono per far circolare autobus e treni. Il governo Berlusconi ha deciso, per il 2012, un taglio complessivo dei trasferimenti destinati al trasporto pubblico locale pari a 1655 milioni di euro. Il «salvatore della Patria» Mario Monti non ha ancora fatto sapere se e come intende rimediare. Sono a rischio di soppressione metà dei treni regionali circolanti nel nostro paese e decine di migliaia di posti di lavoro.

[1] http://www.carmillaonline.com/archives/2011/11/004093.html#004093

[2] http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201111151540191672&chkAgenzie=TMFI&sez=news&testo=&titolo=Finmeccanica%20non%20esclude%20cessione%20ferrovie,%20giallo%20su%20Guarguaglini