lunedì 31 maggio 2010

PIRATI E TERRORISTI!


MILANO ORE 18.00 P.ZZA S. BABILA

PRESIDIO PER PROTESTARE CONTRO L’ATTACO ISRAELIANO ALLE NAVI DEI PACIFISTI INTERNAZIONALI - CHE HA PROVOCATO ALMENO 19 MORTI - E PER LA FINE DELL’ASSEDIO DI GAZA.

LE RETI MILANESI DI SOLIDARIETA’ CON LA PALESTINA


PIRATI E TERRORISTI!

I militari israeliani questa notte hanno attaccato il convoglio di navi "Freedom Flotilla" che trasportava pacifisti internazionali intenzionati a rompere l'illegale e criminale blocco israeliano della Striscia di Gaza.
L'attacco israeliano - che ha provocato almeno 19 morti e oltre 60 feriti – è un vero e proprio atto terroristico e di pirateria internazionale, con l'obiettivo di spaventare definitivamente i volontari internazionali dopo aver terrorizzato già la popolazione della Striscia di Gaza distrutta con i bombardamenti dell'operazione "Piombo Fuso" del dicembre 2008/gennaio 2009 e tenuta da molti anni sotto embargo e blocco anche navale.
Un atto ancora più odioso in primo luogo perché condotto contro navi dichiaratamente pacifiche, come del resto avviene ogni giorno contro le barche dei pescatori di Gaza affamati dalla politica israeliana, e in secondo luogo se si pensa che Israele partecipa insieme agli altri paesi della Nato – tra i quali l'Italia – alle operazioni "antiterrorismo" nel Mediterraneo e alle missioni contro la pirateria navale.
Questo attacco dimostra ancora una volta che Israele rappresenta uno dei principali pericoli nel Mediterraneo stesso e che senza la libertà ed una soluzione giusta per i palestinesi non ci sarà pace e giustizia in Medioriente.

È ormai intollerabile l'impunità dei governi israeliani, che si sono macchiati in questi anni di diversi crimini di guerra e contro l'umanità e che sono protetti e sostenuti dai governi occidentali – che continuano altrettanto impunemente a commerciare armi con Israele, a fare ricerca bellica comune, a collaborare con la costruzione del Muro dell'Apartheid in Cisgiordania, ad accettare (e supportare) l'illegale blocco di Gaza e a colpevolizzare la resistenza palestinese dei mancati "passi verso la pace".
Non ci aspettiamo quindi nulla dai governi della Nato – complici dell'occupazione e dei crimini israeliani – mentre riteniamo che vada rilanciata una campagna di solidarietà con il popolo palestinese anche attraverso il boicottaggio dell'economia israeliana, per imporre sanzioni dal basso e la rottura dei rapporti diplomatici e militari dei paesi europei con Israele.

Sinistra Critica partecipa alle manifestazioni che in diverse città italiane sono state organizzate oggi per protestare contro la pirateria e il terrorismo israeliano e invita tutte/i a costruire altre iniziative per mettere fine all'occupazione israeliana della Palestina.

Piero Maestri – portavoce nazionale Sinistra Critica

giovedì 27 maggio 2010

Referendum Acqua


La raccolta firme contro la privatizzazione dell'acqua, a cui Sinistra Critica da il suo contributo attivo, procede molto bene.
Qui puoi scaricare un documento che tratta per esteso l'argomento.

mercoledì 19 maggio 2010

GIORNATA DI LOTTA DI GIOVEDI' 20 MAGGIO


Alla mattina alle 10 in piazza, alla sera alle 20.30 al dibattito

Il presidio permanente lanciato dalla Rsu Maflow davanti al Pirellone per tutta la settimana è sicuramente molto gravoso, ma si dimostra un'iniziativa azzeccata. Soprattutto perchè finalmente alcune delle aziende in lotta cominciano a comunicare tra loro e a prendere in considerazione anche un ruolo autonomo in quanto Rsu, indipendentemente dall'organizzazione sindacale di appartenenza.

E' così che nella giornata di giovedì potranno convergere in piazza Duca d'Aosta, oltre alla Maflow e alla Mangiarotti - promotrici iniziali - anche l'Eutelia e una serie di altre aziende con coinvolgimento di delegati e lavoratori a livelli differenti (Marcegaglia, Novaceta,...). Flmu e Fiom, le organizzazioni presenti in Maflow, si sono impegnate ad allargare la partecipazione per il giorno 20, attraverso comunicati congiunti (è la prima volta in 17 anni...) e anche di organizzazione. Mentre dall'interno di altre componenti sindacali (come Sdl) c'è un lavoro per portare altri settori in piazza il giorno 20.

Sinistra Critica sostiene con forza questo lavoro di valorizzazione della scadenze unitaria e sarà presente al presidio: il concentramento al Presidio è alle ore 10.00 - per concludersi verso le 13.

Alla sera vi invitiamo tutte/i al dibattito sulla crisi, le misure europee contro lavoratrici e lavoratori e le risposte necessarie – con la presenza della compagna dell’OKDE greca Eleni Lalou

Giovedì 20 maggio, ore 20.45
c/o CAM Garibaldi – corso Garibaldi 27. Milano
(MM2 Lanza, Tram 3, 4, 12)

INCONTRO PUBBLICO

Una tragedia non solo greca: il capitalismo
Le misure contro la crisi come strumento di sostegno al profitto e per colpire le conquiste e i diritti di lavoratrici e lavoratori, in Grecia, in Italia, in Europa

Intervengono:
Eleni Lalou, dirigente della OKDE greca
Eliana Como, Rete 28 Aprile
Lavoratori e lavoratrici, delegate e delegati delle aziende milanesi

Conclude:
Roberto Firenze, Coordinamento nazionale Sinistra Critica

lunedì 17 maggio 2010

Milano, una settimana contro la crisi


Per il 20 maggio, anniversario dello Statuto dei lavoratori, è stato lanciato un appello dalle Rsu di Maflow e Mangiarotti, sostenuto dal coordinamento "Uniti contro la crisi" per convergere davanti alla sede della Regione per una giornata di lotta a sostegno delle vertenze in corso. Ma le mobilitazioni iniziano oggi con i sigilli alla Maflow
Gigi Malabarba da http://www.ilmegafonoquotidiano.it

La settimana che si apre avrà un significato molto importante per le vertenze del lavoro ancora aperte a Milano. Attorno a una data simbolica, il 20 maggio – 40° anniversario dell’approvazione dello Statuto dei lavoratori e anche convocazione in Grecia del 4° sciopero generale consecutivo contro il ‘piano anticrisi’ del governo – si daranno appuntamento davanti alla sede della Regione Lombardia i lavoratori e le lavoratrici delle fabbriche in lotta di Milano.
Da lunedì 17 maggio, infatti, i lavoratori e le lavoratrici della Maflow di Trezzano sul Naviglio sigilleranno i cancelli dello stabilimento e trasferiranno il presidio-occupazione giorno e notte davanti al Pirellone per tutta la settimana, dopo la verifica negativa dell’esito dell’asta pubblica per la vendita del gruppo: nessun acquirente significativo ha fatto proposte di piano industriale per l’occupazione degli attuali 330 dipendenti, mentre la politica istituzionale – dal Ministero dello sviluppo economico alla Regione Lombardia, unitamente ai tre commissari della gestione straordinaria – sta semplicemente accompagnando alla chiusura la fabbrica.
Ed è però intorno alla mobilitazione ininterrotta da ormai cinque mesi della Maflow che anche le altre aziende in crisi convergeranno. Prima l’Agile ex Eutelia di Pregnana Milanese, i cui lavoratori da otto mesi senza stipendio hanno ottenuto che il tribunale di Milano dichiarasse il fallimento della società Libeccio, capofila della piramide che porta fino a Eutelia: solo così potranno almeno recuperare i 40 milioni di euro di Tfr spariti nelle scatole vuote della società.
Poi la Mangiarotti Nuclear, ex Ansaldo, il cui stabilimento vogliono smantellare per ragioni speculative sull’area (di proprietà Camozzi, il "salvatore" dell’Innse), mentre la produzione in espansione (centrali nucleari) verrà trasferita a Monfalcone, dove nei giorni scorsi gli operai di Sesto San Giovanni hanno manifestato in massa prima davanti alla sede della Regione (Friulia è la finanziaria che "accompagna" questa operazione) e poi di fronte ai nuovi capannoni in allestimento a fianco degli storici Cantieri Navali. Così sarà martedì per i lavoratori della Novaceta di Magenta, anch’essi in presidio permanente da dicembre contro un accordo di Cigs a perdere firmato due anni fa dalla Fulc.
Per giovedì 20 è stato lanciato un appello dalle Rsu di Maflow e Mangiarotti, sostenuto dal coordinamento "Uniti contro la crisi" e rivolto a tutti i delegati e lavoratori e lavoratrici milanesi perché convergano davanti al Pirellone, anche con fermate produttive, per una giornata di lotta a sostegno delle vertenze in corso, ma anche contro il collegato lavoro e il cosiddetto "statuto dei lavori", con cui il ministro Sacconi vorrebbe demolire lo Statuto conquistato appunto con le lotte del biennio rosso ’68-’69.
In quell’occasione prenderà la parola alla manifestazione la compagna Eleni Lalau, dirigente dell’Okde greca, per rilanciare l’appello del movimento politico e sindacale di quel paese a tutti i lavoratori e le lavoratrici d’Europa perché si arrivi a una lotta comune contro i piani di austerità e di macelleria sociale decisi dall’Unione europea e dal Fmi. Eleni Lalau parteciperà alla sera all’incontro promosso da Sinistra Critica di Milano “Una tragedia non solo greca: il capitalismo”.

venerdì 14 maggio 2010

Una tragedia non solo greca: il capitalismo!


INCONTRO PUBBLICO
Giovedì 20 maggio, ore 20.45
c/o CAM Garibaldi – corso Garibaldi 27. Milano
(MM2 Lanza, Tram 3, 4, 12)

Le misure contro la crisi come strumento di sostegno al profitto e per colpire le conquiste e i diritti di lavoratrici e lavoratori, in Grecia, in Italia, in Europa

Intervengono:
Eleni Lalou, dirigente della OKDE greca
Eliana Como, Rete 28 Aprile
Lavoratori e lavoratrici, delegate e delegati delle aziende milanesi

Conclude:
Roberto Firenze, Coordinamento nazionale Sinistra Critica

“Noi abbiamo dato, adesso fate pagare i ricchi”: questo è uno degli slogan della protesta delle lavoratrici e dei lavoratori Greci che si battono contro il piano di austerità con cui si vuole scaricare sulle loro spalle la crisi.
Un piano “lacrime e sangue” contro i dipendenti pubblici e privati che, da subito, vale come
“indicazione per il futuro” anche per gli altri paesi dell’Unione Europea a partire dal Portogallo, dalla Spagna e anche dall’Italia naturalmente.
In Italia infatti si preparano altre manovre economiche contro i lavoratori e le lavoratrici, mentre in parlamento con il cosiddetto “Collegato Lavoro”, lo “Statuto dei lavori” e nuove leggi antisciopero si cerca di smantellare i diritti e le conquiste dei lavoratori compreso lo stesso STATUTO DEI LAVORATORI conquistato 40 anni fa.
Si cerca così di rendere più difficile una mobilitazione dei lavoratori perché la crisi la paghi chi l’ha prodotta: Speculatori finanziari, Banche e Padroni.

Non vogliamo pagare la loro Crisi, LE NOSTRE VITE VALGONO PIU’ DEI LORO PROFITTI

Per leggere l'appello delle organizzazioni anticapitaliste europee http://www.sinistracritica.org/content/non-paghiamo-la-loro-crisi-1

mercoledì 5 maggio 2010

GIOVEDI' 6 MAGGIO - Presidio di solidarietà con lavoratrici e lavoratori greci


PRESIDIO/MANIFESTAZIONE
Giovedì 6 Maggio alle ore 17,30
Sotto il consolato Greco in Via Beatrice d’Este 1 - Milano

“Noi abbiamo dato, adesso fate pagare i ricchi”: questo è uno degli slogan della protesta delle lavoratrici e dei lavoratori Greci che si preparano allo sciopero generale del 5 maggio contro il piano di austerità con cui si vuole per scaricare sulle loro spalle la crisi.
Un piano “lacrime e sangue” contro i dipendenti pubblici e privati che, da subito, vale come “indicazione per il futuro” anche per gli altri paesi dell’Unione Europea a partire dal Portogallo, dalla Spagna e anche dall’Italia naturalmente.

Le misure annunciate sono inaccettabili: blocco pressoché totale delle assunzioni nel pubblico impiego, Aumento dell’IVA dal 19 al 21%, taglio del 10% delle indennità, le pensioni di vecchiaia congelate, il 15% di riduzione dei salari, l’età del pensionamento aumentato a 67 anni, ecc..

Le seguenti organizzazioni, sindacali, politiche, sociali, e i centri sociali sostengono la lotta dei lavoratori e le lavoratrici della Grecia che giustamente si rifiutano di pagare la crisi del sistema capitalista.

A partire dal sostegno allo sciopero generale del 5 maggio in Grecia sosterranno tutte le iniziative di mobilitazione a sostegno delle mobilitazioni in Grecia indette e promuovono un
PRESIDIO/MANIFESTAZIONE
Giovedì 6 Maggio alle ore 17,30
Sotto il consolato Greco in Via Beatrice d’Este 1 - Milano.

NON PAGHEREMO LA LORO CRISI, le nostre vite valgano più dei loro profitti

Promuovono:
Attac Milano, CUB, Partito Comunista dei Lavoratori, RdB, SdL intercategoriale, Sinistra Critica

lunedì 3 maggio 2010

1-2 maggio: la due giorni di Milano


Sabato pomeriggio la MayDay ha riempito, come avviene da 10 anni, le strade di Milano con i colori e gli slogan dei differenti mondi del lavoro (precario e in via di precarizzazione) e del non-lavoro. E il giorno dopo ancora in piazza una parte della Milano che “non tollera il fascismo”

La MayDay è una bestia strana. Guardandola con occhi disattenti o antipatizzanti la si continua a dipingere come un raduno di giovani spoliticizzati, disinteressati a qualsiasi contenuto e raccolti in piazza solo per la musica, il vino o la birra. Un’immagine infastidita che viene proposta sia da coloro che vogliono buttare palate di fango sulla “sinistra” (come il solito vicesindaco DeCorato) sia da alcuni gruppi “duri e puri” della stessa sinistra che la ritengono poco militante e poco politica.
Ma la MayDay continua a portare in piazza decine di migliaia di persone, soprattutto giovani, e tra i suoi carri e la sua musica si affacciano tutti i colori e i contenuti dei differenti mondi del lavoro (precario e in via di precarizzazione) e del non lavoro. Una manifestazione con tantissime/i giovani, ma anche con tante donne e uomini con qualche anno in più e con un’esperienza differente di rapporto con il lavoro (e anche con la pensione…). Uno spazio che questa volta ha scelto anche una forte caratterizzazione di genere (www.rigeneriamo.net) e contro l’omofobia, il machismo e la violenza – contenuto forte che è stato fatto vivere con spot comuni trasmessi periodicamente da ogni carro (e accettato anche dai carri non politici delle varie “tribe” presenti alla parata).
Quest’anno il lungo serpentone era aperto dal carro di “Uniti contro la crisi”, rete di lavoratrici e lavoratori delle fabbriche in lotta (dalla Maflow, alla Marcegaglia, alla Lares e così via) scelta dagli organizzatori della parata come simbolo di una possibile relazione tra la difesa del lavoro e la richiesta di reddito e di un nuovo “Welfare for life” (come recita l’ironico nome dell’iniziativa del San Precario milanese, http://welfare.sanprecario.info/). Dietro i centri sociali e le reti studentesche, le organizzazioni sindacali di base, il Comitato NoExpo2015 con la sua mappa delle speculazioni metropolitane e delle lotte per la difesa territoriale, le forze politiche della sinistra già radicale. E tra i carri anche la barca della “Zona Risk”, spazio comune anticapitalistico formato da diversi collettivi sociali (femministe, soggetti lgbt, studenti autoconvocati) e da Sinistra Critica: una barca come quella nella quale ci dicono che siamo tutte/i, ma dove qualcuna/o continua a remare mentre altri pensano solo a comandare. La barca riconquistata dalle/dagli ammutinate/i che hanno continuato a ripetere che “le nostre vite valgono più dei loro profitti”.
La MayDay 2010 è stata ancora una volta lo spazio per mostrare quelle “vite”, la loro realtà precaria, i loro desideri, le loro lotte. Questa è la sua ricchezza e il suo limite: non ancora rete di una lotta comune e di una vertenza condivisa, ma “messa in scena” dei soggetti che di quella lotta e di quella vertenza devono necessariamente essere protagoniste/i. Vertenza e lotta che non può prescindere da loro.
Una bella giornata, insomma, che ha persino impedito piovesse e che ci riconsegna la riflessione su come costruire quella vertenza comune anticapitalista – declinata nelle tante vertenze sociali e territoriali – e su come far vivere le idee e proposte anche nei 365 giorni che separano una Mayday dall’altra.

Domenica 2 maggio, in una giornata più grigia, dal punto di vista meteorologico, è stata invece la Milano antifascista e antirazzista a sfilare, nel quartiere multietnico e popolare di SanSiro, contro l’iniziativa dei diversi gruppi della destra neofascista (torneo di calcetto e concerto degli “Amici del vento”): un’iniziativa propagandata come commemorazione e ricordo di Sergio Ramelli, in realtà parte della settimana di provocazioni contro il 25 aprile e sperimentazione di una nuova saldatura dei diversi soggetti della destra. che questa volta non si sono limitate a Forza Nuova, Casa Pound, Hammerskin e così via, ma hanno ottenuto il sostegno diretto di diversi esponenti della destra nel Pdl (personaggi come l’onorevole Frassinetti, il consigliere regionale Romano LaRussa, consiglieri provinciali e comunali come Capotasti, Fidanza ecc.) e il patrocinio delle istituzioni governate dal centrodestra (la Provincia di Podestà e il Comune della Moratti, attraverso il Consiglio di circoscrizione 3 e la società Milano Sport (società per azioni 100% comunale) che ha ospitato l’evento domenicale. Dopo il consueto corteo del 29 aprile (che ricordava Ramelli e Pedenovi, ma anche il repubblichino Carlo Borsani) che ha visto circa 700/800 camerati arrivati a Milano da diverse parti del paese – con il solito corredo di croci celtiche e saluti romani – l’iniziativa del 2 maggio ha raccolto un centinaio di fascisti e nazisti (anche questa volta con le bandiere con le croci celtiche).
A poche centinaia di metri, divisi da una schieramento di polizia impressionante ma per fortuna tranquillo, circa 1500 compagne/i manifestavano la loro “intolleranza per il fascismo”, con un corteo che ha attraversato il quartiere di S.Siro. una manifestazione “militante”, nel senso che ha visto la partecipazione di quasi tutti i centri sociali e le realtà antagoniste (a parte il Leoncavallo, ormai trasformato in “fabbrica di Nichi”, capace di portare alla Mayday migliaia di watt, ma assente nelle dinamiche dell’assemblea antifascista) e delle sole Federazione della sinistra e Sinistra Critica tra le forze politiche.
Mancava al corteo la Milano democratica e antifascista che riempie le strade della città il 25 aprile, tenuta a casa da diversi motivi: sicuramente da un difetto di comunicazione da parte dell’antifascismo più radicale – e dalla continua modifica del luogo dell’appuntamento a causa dei cambiamenti delle iniziative neofasciste; dalle polemiche sulle contestazioni del 25 aprile; dai timori di una possibile contrapposizione “fisica” tra le due iniziative. ma anche dalla scelta delle organizzazioni sindacali e delle forze come l’Anpi (e, ovviamente del centrosinistra) di disertare questi appuntamenti, talvolta banalizzando le provocazioni neofasciste, non cogliendone la pericolosità e la relazione con il resto del centrodestra.
Il corteo è stato pacifico ma fermo e politicamente capace di mostrare la forza di un area antifascista radicale, che unisce alla mobilitazione contro le iniziative della destra quella delle lotte sociali e territoriali.
Unica nota stonata – marginale – ritornare a sentire slogan sulla augurabile “morte dei fascisti”: slogan inappropriati e per fortuna solo urlati – mentre quotidianamente ci tocca assistere alla crescita delle aggressioni fasciste, razziste e omofobe.

(Piero Maestri - da ilmegafonoquotidiano.it)