sabato 18 agosto 2012

L'alternativa riparta dalle piazze



Abbiamo letto con interesse gli interventi di Marco Revelli e Paolo Ferrero pubblicati nei giorni scorsi da «il manifesto». Interesse per le analisi che fanno del governo Monti e per la proposta di ricerca della costruzione di un'alternativa politica a sinistra.
Condividiamo il giudizio sul governo Monti - e le sue politiche - come «costituente». a nostro avviso questo governo rappresenta un punto di non ritorno e un'ipoteca pesantissima per il futuro principalmente per due motivi: da una parte per il contenuto delle politiche liberiste del governo Monti-Napolitano, che hanno segnato l'ennesimo episodio di quella «lotta di classe dall'alto» di cui parla Luciano Gallino,  colpendo con forza i diritti e i poteri di lavoratrici e lavoratori (siano essi pubblici o privati, precari o in via di precarizzazione), pensionate/i, disoccupate/i e giovani generazioni; dall'altra parte per il fatto che queste politiche sono state approvate con la complicità esplicita e plaudente del PD e quella implicita delle confederazioni sindacali - Cgil compresa (a parte il tentativo Fiom di resistere a questa deriva).

La preoccupazione maggiore che abbiamo oggi di fronte non è quindi solamente la possibilità di un ennesimo governo neoliberista - a guida del centrodestra o del centrosinistra - quanto l'incapacità di ricostruire un'opposizione politica e sociale a queste politiche.
I mesi scorsi sono stati caratterizzati si dalle politiche di Monti-Bersani-Alfano, ma anche dalla difficoltà di esprimere con forza ed efficacia - sul piano delle lotte sociali e su quello politico - un'opposizione tenace e organizzata alle politiche stesse.
Ci siamo fermati alla «sconfitta» del 15 ottobre 2011.
Non che siano mancati episodi importanti di lotta e resistenza sociale, dal NoTav in Val di Susa (e in tutto il paese) alle centinaia di vertenze di lavoratrici e lavoratori in difesa del posto di lavoro, dalle esperienze di comitati contro il debito e per l'audit cittadino a tanti altri esempi. La caratteristiche di queste esperienze è però quasi sempre la loro frammentarietà, la loro «solitudine», l'incapacità di una sinistra politica tutta da costruire di ripartire da esse per riallacciare i fili di un programma di alternativa che parte proprio dalle lotte e dalla mobilitazione sociale.

Una proposta di incontro e di coalizione politica, certamente condivisibile, deve allora partire da lì, dal rilancio di una mobilitazione sociale unitaria contro le politiche della Bce e del governo Monti e contro il pagamento del debito, per la difesa dei diritti di lavoratrici e lavoratori, per il reddito, i diritti civili, la riconversione ecologica della produzione e della società. Una mobilitazione che riparta dalle strade delle città, dai legami con le «indignazioni» europee e con le rivoluzioni arabe e rilanci un appuntamento condiviso e unitario in autunno. In questo senso non ci sembra ipotizzabile un'alleanza con forze populiste per quanto alternative allo schieramento messo in campo dal Pd.
E' su questa mobilitazione che possiamo costruire le basi e i nodi di una rete della sinistra alternativa che vada oltre le esperienze del passato e non ne ricalchi gli errori - magari in forma ancora meno credibile e riconoscibile. Una sinistra che a quel punto si può anche porre obiettivi di presenza elettorale - fuori e contro qualsiasi coalizione con il Pd - che non siano residuali o subalterni. Anche in questo caso, però, perché sia feconda ed efficace occorre la capacità di una proposta nuova, interessante e utile. Non finalizzata a riprodurre apparati, non meramente autorappresentativa, plurale: abbiamo bisogno di costruire un luogo, senza primogeniture, formato da diverse esperienze, non ideologico, né riconducibile a simboli già esistenti ma, al contrario, appetibile soprattutto per giovani generazioni e per i movimenti e per lavoratrici e lavoratori dal futuro sempre più incerto.  
Noi faremo la nostra parte.

Piero Maestri – portavoce Sinistra Critica